«L'investimento nelle piccole e medie imprese italiane è destinato ad avere un ritorno reddituale che, a medio termine, è sicuramente maggiore rispetto a quello in aziende di grosse dimensioni - afferma Antonio Tognoli, executive vicepresident di Integrae -. Il tessuto economico italiano è fatto di piccole e medie imprese, spesso però leader mondiali nel proprio settore di attività. Non abbiamo i grandi gruppi tedeschi o francesi in grado di trainare la crescita. Ovvio quindi che la Borsa non possa che riflettere questa situazione».
Il risultato è che abbiamo un bel numero di Pmi quotate che contengono ancora del valore inespresso, ma anche che queste sono troppo poco liquide per poter interessare gli investitori internazionali. Potrebbero però essere una buona occasione per chi è più vicino al listino italiano. Tognoli è d'accordo: «Il ritorno reddituale dell'investimento nelle Pmi, a medio periodo, è destinato a essere maggiore di quello delle grandi imprese».
Per scegliere questa strada, però, è importante seguire alcuni accorgimenti nella selezione dei titoli. «Innanzitutto - aggiunge l'executive vicepresidente di Integrae - bisogna considerare in quale settore opera la società e se questo è atteso crescere a un tasso superiore a quello medio. Poi bisogna considerare la leadership mondiale e/o europea nel proprio settore di attività. Inoltre l'azienda deve essere capace di produrre cassa anche durante le fasi economiche critiche, avere debiti finanziari non superiori al patrimonio netto e non superiori a tre volte il margine operativo lordo, offrire un rendimento del dividendo almeno pari (meglio se superiore) a quello dei titoli di stato».
Tognoli tra le small o mid cap quotate che presentano caratteristiche cita, per esempio, «Biancamano (waste management), Servizi Italia (servizi ospedalieri), GranitiFiandre (grés porcellanato), Rcf (sistemi di sonorizzazione per concerti), Caleffi (biancheria per la casa) e anche Tamburi (merchant bank)».
Ma, al di là di tutto, qual è il plus delle Pmi? «Sanno reagire alle diverse fasi congiunturali in modo molto più rapido e flessibile rispetto alle grandi imprese, soprattutto nelle fasi di ripresa economica. Certo - conclude Tognoli -, sarebbe auspicabile un sostegno governativo più incisivo nel "fare squadra". Supporto che i francesi o i tedeschi hanno da tempo imparato a fare benissimo. È infatti evidente la totale mancanza di un coordinamento unitario della piccola e media impresa, soprattutto nel sostegno internazionale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA