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Newsletter del 29 Ottobre 2015

Minimi, sale il tetto per i ricavi

roma

Prende forma nel menù della legge di stabilità il piano del Governo per il nuovo fisco delle partite Iva. L’obiettivo è quello di rivedere e migliorare il regime fiscale di vantaggio per piccoli commercianti e artigiani, nonché per liberi professionisti rimasti penalizzati dalla riforma del regime dei minimi introdotto con la manovra dell’anno scorso.

Il piano allo studio dei tecnici di Palazzo Chigi e del Mef punta a rivedere al rialzo tutti i limiti di ricavi delle differenti categorie in cui è stato suddiviso lo scorso anno il regime agevolato per le partite Iva e non più solo quello dei liberi professionisti. Un ritocco verso l’alto anche per il limite di reddito prevalente per pensionati e dipendenti che hanno comunque una partita Iva.

Risorse permettendo e che comunque ammonterebbero a non meno di 700/800 milioni per riequilibrare il regime agevolato, l’intervento prevede al momento un aumento minimo di 5mila euro e uno massimo di 10mila delle differenti soglie di ricavi. Così ad esempio le industrie alimentari e di bevande si vedrebbero elevare il tetto dei ricavi dagli attuali 35mila a 40mila o al massimo 45mila euro, a seconda della scelta finale che farà il Governo nel varare la manovra finanziaria. O ancora, come mostra la tabella qui a fianco, il commercio all’ingrosso e al dettaglio avrebbe una soglia di 45mila o 50mila euro rispetto agli attuali 40mila. Fanno eccezione le attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie di istruzione, servizi finanziari e assicurativi che si vedranno raddoppiare l’attuale soglia dei compensi passando da 15mila a 30mila euro.

Per tutte le differenti categorie resteranno comunque invariate le percentuali di redditività necessarie alla determinazione dei redditi delle partite Iva su cui dovrà essere applicata l’imposta sostitutiva del 15 per cento. Imposta che verrebbe ridotta, però, a un terzo per i primi tre o cinque anni di attività, mantenendo così l’attuale 5% che sostituisce Irpef e addizionali, Irap e Iva. Sul tavolo ci sarebbero ancora entrambe le ipotesi di durata del prelievo ultra-agevolato, ma anche in questo caso a fissare la durata temporale saranno comunque le risorse che si renderanno disponibili.

La modifica al regime agevolato dovrebbe riguardare anche dipendenti e soprattutto pensionati che ancora lavorano con una partita Iva. Il limite attuale dei 20mila euro per entrare nel regime agevolato e oltre il quale viene meno la verifica della prevalenza tra redditi di lavoro autonomo e redditi di lavoro dipendente e assimilati potrebbe aumentare a 30mila euro (più difficilmente a 40mila).

Ma non è tutto. L’intervento di riduzione dell’Ires anticipato nel 2016 potrebbe spingere l’Esecutivo a introdurre anche la nuova imposta sul reddito dell’imprenditore, la cosiddetta Iri. Un’imposizione proporzionale e separata del reddito d’impresa con un’aliquota allineata a quella dell’Ires (ora è 27,5% ma che nel 2016 potrebbe scendere di 2 o 3,5 punti percentuali, si veda Il Sole 24 Ore di ieri) con la possibilità di dedurre dall’imponibile le somme prelevate dall’imprenditore e dai soci. In sostanza, il reddito d’impresa per società di persone e ditte individuali non entrerà più direttamente nell’Irpef ma sarà tassato con la nuova aliquota Iri. Con l’Iri tutte le imprese saranno tassate con la stessa aliquota, a prescindere dalla loro forma giuridica. E per ridurre l’impatto sui conti pubblici si studia la possibilità di introdurla e farla scattare solo dal 2017.

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