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Newsletter del 29 Ottobre 2015

Avvocati, nuovo welfare al traguardo

Approvata la riforma del welfare di Cassa forense. La notizia attesa da tempo è stata data dal presidente dell’ente Nunzio Luciano durante l’undicesima Conferenza di Cassa forense, che si conclude oggi a Rimini.

Una notizia importante per tutta la categoria e che consente, dopo tre anni di lavoro, di trasformare l’assistenza per l’avvocatura da passiva ad attiva. Dove sta la differenza? Nel primo caso l’azione di aiuto e sostegno, ha spiegato il vice presidente vicario della Cassa Santi Gioacchino Geraci, si attiva una volta che un evento si è verificato come la malattia o le calamità naturali; nel secondo caso, invece, la Cassa può intervenire anche con strumenti di prevenzione - nella sanità, per esempio - o fornendo un sostegno nel momento in cui l’assistito si trova in una situazione di maggior fragilità, cosa che per esempio accade a chi accede alla professione e deve sostenere importanti investimenti.

Il nulla osta del ministero del Lavoro è arrivato poco dopo l’annuncio, da parte del dirigente del Mef, Angela Lupo, del sì dell’Economia.

Ma mentre il ministero di via XX Settembre ha approvato l’intero testo - dopo aver chiesto alcune modifiche, subito recepite, prima dell’estate - il Lavoro ha abrogato l’ultimo articolo della riforma, il 32.

Una decisione che, per quanto riguarda il primo comma, prevedeva un’entrata in vigore in tempi diversi: una parte - quella relativa agli aiuti alla professione - subito e l’altra dal 1° gennaio 2016 (la delibera di Cassa forense è di gennaio 2015). Soluzione che a questo punto non aveva più ragion d’essere.

Lascia un po’ perplessi, invece, l’abrogazione del secondo comma, che di fatto consentiva di superare il disallineamento tra il vecchio e il nuovo sistema di finanziamento del welfare.

La riforma ora approvata prevede di finanziare l’assistenza utilizzando una parte del contributo integrativo. L’importo complessivo da investire nell’assistenza viene calcolato moltiplicando 290 euro per il numero di iscritti, per il 2016.

Quindi la cifra da stanziare sarebbe di circa 60 milioni; c’è inoltre un tetto massimo che è pari a un ottavo del contributo integrativo.

Il vecchio sistema di finanziamento, invece, prevedeva di destinare all’assistenza il 3% delle entrate correnti iscritte nel bilancio di previsione, e di erogare queste risorse entro percentuali fisse (0,5% per chi è in stato di bisogno; 1,5% per indennità e assistenza sanitaria; 1% per altri interventi).

Ora, a novembre, la Cassa dovrà redigere il bilancio di previsione e si trova in difficoltà mancando la normativa di raccordo dei due sistemi di finanziamento. «Un problema che però si può facilmente risolvere con un’interpretazione autentica da parte del Lavoro, su un tema - racconta Nunzio Luciano - effettivamente molto tecnico dove anche l’Economia a suo tempo aveva chiesto dei chiarimenti».

Che il vecchio regolamento non funzioni - spiegano dalla Cassa - è anche dimostrato dal fatto che non è stato possibile utilizzare tutte le risorse stanziate negli anni, data la rigidità del sistema di erogazione; risorse che sono finite nel fondo calamità naturali che oggi ammonta a 160 milioni di euro.

Questo fondo, ora, andrà a foraggiare tre distinti fondi: catastrofi (20 milioni), oneri assistenziali straordinari (10 milioni) e progetti europei e di internazionalizzazione (10 milioni). I primi due verranno rifinanziati e il terzo - a cui possono accedere le associazioni e le rappresentanze forensi - è a esaurimento.

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