ROMA
La nuova stretta sulla detrazione Iva e sui termini di registrazione delle fatture di acquisto, «si applicano solo alle fatture emesse e ricevute nel 2017». La precisazione, attesa da imprese e professionisti, è del direttore dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, audita ieri dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra correttiva dei conti pubblici. Come spiega la stessa Orlandi le nuove regole si applicano all’anno «in cui entra in vigore la nuova normativa, non anche alle fatture ricevute e non registrate negli anni precedenti, laddove non siano ancora spirati i termini per la detrazione dell’imposta» previsti dalla legge Iva.
Sulla riduzione dei tempi per la detrazione Iva a credito la responsabile delle Entrate sottolinea che questo oltre a dare certezze agli adempimenti del contribuente è in line con il diritto comunitario e, in particolare, con l'articolo 179 della direttiva 2006/112/Ce, come interpretata dalla giudici comunitari: «il diritto alla detrazione dell’imposta deve essere esercitato con riferimento al periodo in cui si verificano l’esigibilità dell’imposta e il soggetto passivo è entrato in possesso della fattura di acquisto, fatta salva la facoltà degli Stati membri, nell’ambito della discrezionalità loro accordata dall’articolo 180 della citata direttiva, di consentire termini più ampi».
Nonostante le critiche delle imprese sui nuovi limiti alle compensazioni la Orlandi ha difeso le ssclete dell’Esecutivo, sottolineando tra l’altro che nel testo del decreto andrebbe precisato che «il divieto di pagamento mediante compensazione riguarda anche le ipotesi in cui le somme richieste con l’atto di recupero siano state oggetto di iscrizione a ruolo». Per la Orlandi, dunque, l’ampliamento delle misure di controllo preventivo previste dal decreto, «ha lo scopo di ottenere effetti finanziari positivi analoghi a quelli registrati in passato a seguito della prima introduzione di tali misure». Numeri alla mano tra il 2009 (anno record delle compensazioni con quasi 30 miliardi utilizzati da imprese e professionisti) e il 2010 (anno in cui è scattata la prima stretta sull’istituto nato soprattutto per garantire liquidità alle imprese) l’Erario ha recuperato oltre 5 miliardi di euro.
Tornando, invece, all’audizionedi ieri, la Orlandi ha promosso la scelta del Governo di introdurre una cedolare secca al 21% per le locazioni brevi e gli Airbnb. La qualificazione come «locazioni brevi» e l’inclusione dei contratti che prevedono, oltre alla locazione, la prestazione dei servizi di biancheria e pulizia locali «è da accogliere con favore, giacché finalizzata a favorire l’emersione di materia imponibile». Non solo. La Orlandi ha rilanciato invitando Parlamento e Governo a «valutare con favore un’eventuale modifica normativa che preveda l’applicazione della disposizione a tutti i casi in cui, al di fuori dell’esercizio di un’attività d’impresa, vi sia la fornitura di alloggi accompagnata da servizi accessori, come nel caso di attività di bed and breakfast occasionale - produttiva di redditi diversi- e a prescindere dal nomen iuris utilizzato nel contratto».
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